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Europee, gli italiani hanno votato “meno tasse”

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Giusto qualche brevissima, banalissima e frammentaria considerazione a caldo (ché stanotte, per seguire lo spoglio, qui si è andati a nanna tardi).

Gli italiani, per la seconda volta, hanno dimostrato d’essere un popolo straordinariamente razionale, checché se ne pensi e dica, e saggio: come alle Politiche del 2013 avevano bocciato, senza appello, tutti i partiti che avevano in precedenza riversato su di loro un mare di tasse (dal centrodestra berlusconiano al nuovo centro montiano) o che minacciavano di farlo in futuro (il centrosinistra di Bersani e Vendola), limitandosi poi ad esprimere in modo tutto sommato contenuto il proprio disagio con un suffragio di pura protesta a Grillo, così ieri hanno deciso di premiare, con un consenso che definire bulgaro è usare un eufemismo, Matteo Renzi il cui bonus di 80 euro è apparso loro, dopo sette anni (2006-2013) di vessazioni fiscali continue, come un apprezzabile (tentativo di) risarcimento.

Il suo impegno a ridurre le tasse ed il fatto di non averlo mai “sperimentato” prima (oltreché l’assenza di qualsiasi altra alternativa credibile): questo ha indotto gli italiani a premiare Matteo Renzi (non il Pd!) in cabina elettorale.

Naturalmente, sul risultato hanno pesato anche altri fattori: la giovane età del premier, il suo essere alla mano, il suo (finora millantato) decisionismo, il suo apparire quale uomo concreto. Tutte cose che, sicuramente, hanno fatto presa sull’elettorato spingendolo tra le sue braccia. Nondimeno, se Renzi avesse dato l’impressione – occorre sempre distinguere tra realtà dei fatti e percezione dei medesimi (l’impressione che ne ricava il cittadino-elettore) – di voler seguitare a spremere i contribuenti, quest’ultimi, quand’anche lo avessero comunque votato per assenza di alternative, mai gli avrebbero tributato uno storico 40% (mi pare ovvio).

Poi c’è dell’altro. Renzi non viene percepito quale uomo di sinistra (non essendolo, d’altra parte), e questo lo ha avvantaggiato in modo considerevole facendo venir meno pregiudizi antichissimi nei confronti della propria parte politica (come confermeranno, nei prossimi giorni, le analisi dei flussi elettorali). Grillo, poi, ha fatto il resto: ha impaurito a tal punto gli elettori moderati – meglio si dovrebbe dire: di centro – da spingerli, copiosi, tra le braccia del Toscanaccio (che appariva loro quale unica àncora di salvezza).

I problemi, semmai, si presenteranno il giorno in cui buona parte degli 80 euro finirà fagocitata dall’incremento delle addizionali locali (dovuto al taglio lineare dei trasferimenti), dalla Tasi e dall’inasprimento del prelievo sul risparmio. A quel punto, sempre per assenza di alternative credibili (si legga alla voce: un centrodestra vero e presentabile), gli italiani, turandosi il naso e per disperazione, si rivolgeranno nuovamente in massa a Grillo.

Il quale, poveretto, questa volta ha “cannato” completamente la campagna elettorale: barcamenandosi tra Berlinguer ed Hitler, ha lasciato di stucco tutti i propri “elettori radicali” – quelli di estrema sinistra ed estrema destra – , spingendoli ad abbondonarlo (povero pirla); e regalando, in tal modo voti (e, in due casi, anche seggi) alla lista Tsipras, alla Lega e a Fratelli d’Italia.

Ci sarebbero tante altre cose da considerare – la morte politica del centrodestra e di Berlusconi (già ampiamente prevista) – ma il sottoscritto ha solo un paio di ore di sonno sulle spalle e non è in grado, ancor più del solito, di ragionare (ne parleremo nei prossimi giorni).

Una cosa è certa: Renzi, per ora, ha salvato il Paese da Grillo e da una deriva autoritaria; e grazie alla promessa di voler ridurre il carico fiscale (cosa che, naturalmente, i commentatori blasonati della carta stampata, che capiscono di politica quanto il sottoscritto di calcio: nulla, non prenderanno nemmeno in considerazione quale spiegazione della sua vittoria).

Per questo, per ora solo per questo, merita un caloroso grazie.




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