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De Magistris vuole espropriare gli immobili privati inutilizzati. È un despota. Va deposto, a qualunque costo

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Che fosse pazzo, e nello specifico affetto da disturbo narcisistico della personalità, qui lo si pensava e diceva da tempo. Che lo fosse completamente, al punto da ritenere di poter fare qualunque cosa, anche calpestare, fino ad annichilirla, la libertà individuale, come un satrapo qualsiasi, beh, questo non lo si poteva congetturare: è un incubo che, oggettivamente, va al di là di ogni umana immaginazione. Un incubo che, però, è drammatica realtà per ogni napoletano.

Luigi De Magistris – la mente obnubilata da idee autoritarie e liberticide, oltre che da un male psichiatrico evidentemente oramai incurabile – ha fatto approvare dalla Giunta comunale di Napoli due delibere con le quali, de facto, gli sarà possibile espropriare beni immobili privati, purché inutilizzati:

«In sostanza, se qualcuno ha un terreno, un giardino, un palazzo, un garage o un qualsiasi bene immobile abbandonato da anni e non appare intenzionato ad occuparsene, viene prima invitato dal Comune in 150 giorni «ad adottare provvedimenti necessari al perseguimento della funzione sociale»; in caso di mancato riscontro, il Comune decide quindi per l’annessione di questo bene al patrimonio comunale. In più, se si tratta di complessi edilizi rimasti invenduti, il sindaco convoca i proprietari costruttori per concordare con loro un prezzo di vendita «parametrato alla capacità media dei napoletani». In caso di mancato accordo, anche questi immobili finiranno nel patrimonio comunale» (Corriere del Mezzogiorno).

Il NaziFascioComunista, per realizzare questo progetto hitleriano e stalinista, e superare gli “ostacoli” tecnico-giuridici che – come dire? – un sistema democratico (il nostro) gli avrebbe necessariamente frapposto, ha deciso di rivolgersi ad un ex giudice costituzionale, Paolo Maddalena; il quale, incredibile dictu e ciò che è peggio, gli ha dato perfino manforte:

«Nella Costituzione ci sono norme secondo cui “la proprietà privata non è garantita come diritto soggettivo assoluto, ma esclusivamente in quanto finalizzata ad assicurare una funzione sociale del bene“, consentendo al Comune di acquisire il bene in quanto “bene comune” della città a cui restituire «una funzione sociale ed economica» da decidere attraverso «modalità partecipate».

Valutazioni deliranti che mostrano, senza dubbio, quanto la cultura ed i valori democratici e liberali siano completamente alieni a larghi strati della classe dirigente (presente o passata, poco rileva) del Paese.

Che dire? Che fare?

Ho chiesto a Oscar Giannino, che ha prontamente risposto (e lo ringrazio), e agli amici del Tea Party Italia, di prendere posizione sulle due delibere denunciandone, pubblicamente, il carattere liberticida, autoritario ed antidemocratico.

Da napoletano, poi, son pronto a tutto: se De Magistris e la sua maggioranza si dimostreranno intenzionati ad approvare definitivamente i provvedimenti in oggetto, il carattere dispotico dell’amministrazione comunale di Napoli, a quel punto, autorizzerà qualunque azione.

Non si possono calpestare le libertà individuali e la proprietà privata, la sacralità dell’Individuo. Chi lo fa è un tiranno.

E non può che attendersi una Piazzale Loreto (pacifica e nonviolenta, naturalmente).

«I diritti individuali non sono soggetti al voto pubblico; una maggioranza non ha diritto di votare per togliere i diritti di una minoranza; la funzione politica dei diritti è precisamente quella di proteggere le minoranze dall’oppressione delle maggioranze (e la più piccola minoranza sulla terra è l’individuo)», Ayn Rand.




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