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Se Berlusconi è l’unico a definire Grillo un pericolo per la democrazia

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Grillo è un pericolo per la democrazia. È completamente pazzo, imbevuto di dogmi autoritari, illiberali ed anticapitalistici; desidera espropriare e nazionalizzare talune aziende private («Se lo Stato diventano i cittadini, non più i partiti, anche ‘nazionalizzare’ diventa una bella parola: le reti autostradali e telefoniche, le frequenze radio e tv, sono roba di tutti, quindi i gruppi privati che se ne sono impossessati le dovranno restituire ai cittadini»); fissare a 3.000 euro il tetto delle pensioni, anche di quelle calcolate col metodo contributivo («Le pensioni non devono superare i 3 mila euro netti al mese, tanto se guadagnavi milioni qualcosa da parte avrai messo, no? Altro che ‘spending review’»); ha il cervello infarcito delle peggiori leggende metropolitane, ad esempio quella secondo cui l’Aids non esisterebbe e sarebbe frutto di un complotto di Big PharmaL’Aids ci sono dei seri sospetti che sia una bufala. Lo dicono due Nobel, non io (…). E, soprattutto, chi causa l’Aids è la cura: l’AZT. Che, come controindicazioni, ha la morte del tuo sistema immunitario»); vorrebbe che lo stato non ripagasse parte del debito, ovvero che non restituisse ai pensionati italiani i soldi della liquidazione ch’essi hanno investito in Buoni del Tesoro; dichiara apertamente di non essere democratico; si rifà a teorie utopistiche e reazionarie al contempo, come quella della decrescita felice codificata da Serge Latouche, in virtù delle quali gli italiani verrebbero obbligati a rinunciare ad ogni forma di progresso scientifico ed economico, a limitare l’uso dell’acqua (e, dunque, a curarsi poco della propria igiene intima), a bandire ogni forma di trasporto privato a vantaggio esclusivo di quello pubblico, a rinunciare a pubblicizzare i propri prodotti mediante réclame, ad acquistare esclusivamente merci autoctone, in molti casi ben più care di quelle importate, a controllare le nascite, in modo rigoroso e “cinese”, perché le risorse del Pianeta (questo, l’assunto) sono scarse e ci si deve adeguare, e, soprattutto a vivere in modo più frugale e decisamente più poveroFacendo a modo nostro saremo più poveri per i prossimi 4-5 anni, ma senza dubbio più contenti», Beppe Grillo).

Per non parlare, poi, delle continue minacce che è solito rivolgere all’indirizzo dei giornalisti, onde evitare che questi osino fare le pulci a lui ed al suo movimento; ai continui ammiccamenti al Fascismo e alla marcia su Roma che, prima o poi, a suo giudizio andrà fatta per cacciare tutti gli altri politici, ancorché democraticamente eletti.

Insomma, uno così – con le sue idee folli ed incolte, barbare e violente (e che qui abbiamo sviscerato in svariati post) –, in un paese normale sarebbe stato ostracizzato dall’intero arco parlamentare; e, visti i suoi continui riferimenti benevoli al Fascismo, innanzitutto dalle forze di sinistra.

In Italia, invece, cos’hanno fatto i “compagni”?

Nulla. Hanno taciuto e continuano a tacere.

Anzi, in alcuni casi, gli hanno – come direbbero a Lugano – addirittura leccato il culo: lo ha fatto Barbara Spinelli, della lista Tsipras, Michele Emiliano e Pippo Civati del Pd (tra i tanti).

Ecco. Questa sinistra che flirta con un movimento – nei modi come nei contenuti – palesemente eversivo e fascista, non solo disvela un’antica certezza, ovvero che essa ama il Fascismo perché vi si riconosce pienamente essendone stata la nutrice, ma fa apparire un gigante politico quell’ormai microbico figuro che è l’invotabile Silvio Berlusconi. L’unico che abbia dichiarato, sia pur per ragioni meramente elettoralistiche, che Grillo è un pericolo per la democrazia.

Chapeau.




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