La notizia l’ha data, qualche giorno fa, il quotidiano economico Italia Oggi (ed è stata poi ripresa da Franco Bechis su Libero). Renzi, che aveva giurato che per finanziare il bonus di 80 euro si sarebbe limitato a fare tagli selettivi alla spesa improduttiva, nello specifico: quella per i cosiddetti servizi (o consumi) intermedi, alla fine, a livello locale, ha passato l’accetta, ed in modo lineare, su quella per i servizi finali, cioè destinati ai cittadini.
In particolare, sotto il bisturi del governo sono finite alcune voci che, in un modo o nell’altro, non potranno che incidere negativamente sulla vita e le tasche degli italiani (facendo “evaporare” gli 80 euro summenzionati): «contratti di servizio per trasporto», «contratti di servizio per smaltimento rifiuti», «mense delle scuole», «servizi scolastici», «rete di ricovero in strutture per anziani/minori/handicap ed altri servizi connessi».
Com’è facile intuire, per far fronte a questi tagli – del valore complessivo di 2,1 miliardi, di cui 700 (milioni) a carico dello stato, altrettanti a carico delle Regioni, 340 da prelevare alle Province e 360 ai Comuni –, gli Enti locali potranno fare due cose soltanto: ridurre i servizi o incrementarne il costo. Non c’è altra soluzione, visto che queste sforbiciate, essendo lineari, colpiranno tutti ed in modo eguale: le Amministrazioni economicamente virtuose e quelle che tali non sono (perché dissipano i danari del contribuente).
Quella di Renzi è una scelta pessima, à la Tremonti, dacché i tagli lineari generano ognora effetti recessivi (traducendosi in contrazione del Pil), gettano fango sulle politiche liberali (avvalorando la tesi degli statalisti secondo cui, quando si decurta la spesa, si finisce sempre e solo per tagliare i servizi essenziali destinati alle fasce più deboli della popolazione) ed incrementano il disagio sociale.
È un autogoal clamoroso. Ed un altro fottutissimo regalo a Grillo.